Trovare lavoro online al tempo di Software e Social Media

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Riesci a ricordare l’ultima volta che hai fatto visita a un centro per l’impiego della tua città? Se la risposta a questo quesito ti appare tutt’altro che scontata, beh è normale.

Un’indagine presentata al Senato dall’Istat a Luglio 2018, mostrava come solo il 2,4% degli italiani in cerca di lavoro si rivolgesse a un centro per l’impiego per la propria ricerca. Insomma, prendendo un campione di 100 abitanti, 3 persone in tutto lo stivale utilizzano oggi questa opzione come soluzione.

La domanda che sorge spontanea è: e il resto della popolazione?

Sempre secondo l’Istat, amici e parenti si rivelano determinanti per trovare lavoro in oltre 4 casi su 10, mentre la seconda strategia più efficace risulta il contatto diretto con il futuro datore di lavoro (utile nel 17,4% dei casi). Ma ancora siamo molti distanti dal completare tutto il campione.

La realtà è che il mondo del lavoro, così come la sua ricerca, è profondamente cambiato in questo ultimo decennio. Ancora una volta, il motore di questa rivoluzione – come altre di questi tempi moderni – sono le tecnologie digitali, i social media, i vari software e siti che a macchia d’olio hanno profondamente trasformato il recruiting. A tal proposito: hai per caso sentito parlare di Smart Working, di Personal Branding o di Digital HR (Human Resources)?

Quando internet fa rima con nuovi lavori e nuovi stili di vita

Una corretta analisi dei tre termini presentati sul finire dell’ultimo paragrafo è una buona base di partenza per capire il mondo del lavoro odierno.

Quando parliamo di smart working ad esempio ci riferiamo a “una nuova filosofia manageriale fondata sulla restituzione alle persone di flessibilità e autonomia nella scelta degli spazi, degli orari e degli strumenti da utilizzare a fronte di una maggiore responsabilizzazione sui risultati”, seguendo la definizione dell’Osservatorio del Politecnico di Milano.

Già, se ci pensiamo un attimo, tantissimi nuovi lavori che il web mette in campo possono prevedere la praticità dello svolgere la professione direttamente da casa. In Italia gli Smart Worker sono più di 480mila, in crescita del 20% rispetto agli ultimi rilevamenti datati 2017 e più soddisfatti dei lavoratori tradizionali.  A trainare questa rivoluzione, da ricerche condotte sempre dall’Istituto per la Digital Innovation del Politecnico, sono per ora le grandi aziende del nord-ovest del paese (il 48% del totale degli Smart Worker proviene da queste aree).

Parlando invece di personal branding, ci riferiamo a tutte quelle pratiche individuali – tra cui un certo preoccupante edonismo, purtroppo –  che i social media mettono in campo, non solo a livello sociale, ma anche lavorativo. Oggi siamo noi stessi media, veicolando messaggi e idee che le aziende per cui lavoriamo o per cui sogniamo di farlo possono leggere e interpretare, senza alcuna censura. Allo stesso tempo, diventiamo sempre più esigenti in merito alla cultura e la reputazione delle aziende nelle quali poi andremo a prestare i nostri servizi.  Quello a cui stiamo assistendo è un passaggio, lento ma costante, dal potere attrattivo delle aziende a quello dei candidati, in modo molto similare alla rivoluzione che solo 10 anni fa ha spostato il focus dal prodotto al consumatore.

Viene così a crearsi una dinamica proattiva, dove da una parte troviamo i recruiter che verificano online il profilo e le competenze dei candidati e dall’altra i candidati che, dopo aver inviato il curriculum, navigano in cerca di informazioni sull’azienda e sul recruiter stesso.

E quello che una volta avremmo chiamato semplicemente Responsabile delle Risorse Umane, si trasforma in Digital HR, in quanto le competenze richieste non sono più solo la ricerca di talenti da inserire in team, ma vere e proprie strategie di marketing per attrarre i migliori professionisti presenti sul mercato.

I lavori più richiesti

Ci sono poi certi settori che vedono questa transizione compiersi più velocemente di altri. Nonostante la crisi economica infatti, la guerra dei talenti, specialmente in ambiti come Tech, Finanza o Farmaceutica, non si è mai fermata. Al punto che il mercato del lavoro di questi settori è in crisi per il motivo diametralmente opposto a quello di molti dei lavori manuali: la domanda è molto più ampia dell’offerta.

Da stime sul lavoro condotte dagli Istituti Europei preposti, ad esempio, apprendiamo che nel 2021 le ricerche d’impiego per developer e sviluppatori web che rimarranno vacanti saranno oltre 800 mila.

Per risolvere questo difficile problema l’UE ha appena stanziato (dicembre 2018) 9,2 miliardi di investimenti dedicati alla Digital Transformation, indicando tra i campi d’intervento più strategici la formazione di skills digitali avanzate.

Digital e social recruiting: gli strumenti più utilizzati

Cerchiamo quindi di rispondere, in conclusione, alla domanda con cui ho aperto questo articolo: dove si cerca lavoro oggi? Con quali strumenti se non utilizzando i centri per l’impiego?

La risposta a questa domande è che, con l’avvento dei millennials sul mercato occupazionale, sono subentrati nuovi canali di comunicazione: in primis, LinkedIn. Ok lo conosciamo tutti, nessuna novità. Gli strumenti di recruiting e le case studies specifiche stanno aumentando sempre più. Per citare qualche esempio, anche molto curioso e pioneristico:

  • Employerland: una città virtuale dove recruiter e candidato devono trovarsi, prendendo parte a quella che assomiglia ad una vera piattaforma di gaming. Del tutto simile a Sim City, ma con risvolti veri sulla vita reale.
  • Just Knock: e se anche il CV fosse una modalità di ricerca lavoro completamente superata? Questa piattaforma compie un’altra piccola rivoluzione, dando la possibilità alle aziende di valutare i candidati secondo le proposte e progetti presentati. Una sorta di addio alle certificazioni: sono solo il talento e le idee a far la differenza.
  • Reallyzation: la verticalità è sempre di più un tratto distintivo del mercato del lavoro odierno. E così, anche gli strumenti di recruiting seguono l’evoluzione: questa piattaforma si concentra solo sul settore ICT. Azienda e candidato possono incontrarsi solo se manifestano reciproco interesse, come se fosse un “match” delle più classiche app per incontri: si inverte così il classico flusso “sono l’azienda e scelgo io chi prendere”, a favore di un’offerta che vede i candidati veri attori del processo di scelta.

Alcune fonti dove approfondire il tema:

https://www.osservatori.net/it_it/pubblicazioni?productor_name=49

https://ec.europa.eu/italy/news/20181203_ICT2018_Vienna_trasformazione_digitale_dell_Ue__it

http://europa.eu/rapid/press-release_IP-18-4043_it.htm

 

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