Nella seconda Newsletter di dicembre abbiamo fatto un bilancio di come si è mosso lo scenario SEO durante il 2017: ripartire da un’analisi di ciò che è stato, a nostro avviso, è sempre la cosa più saggia da fare.
Una sorta di “introspezione” della SEO. A quel punto abbiamo provato a “guardare oltre”, seguendo i consigli espressi in un interessantissimo articolo di Wild Seo Magazine sui trend SEO 2018.
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Ma che si dice oltreoceano riguardo al posizionamento sui motori di ricerca? Interpretare correttamente Google permette di anticipare la concorrenza e procurarsi un vantaggio competitivo incommensurabile, perciò conviene approfondire cosa si dice negli ambienti più vicini a Google…
Nei siti americani più autorevoli ci sono dei motivi ricorrenti che si inseguono: dimentichiamoci le keyword, ma facciamo di tutto per accontentare le necessità dell’utente. Google si accorgerà se lo stiamo facendo bene.
5 elementi da ricordare per la SEO del prossimo anno
1. Contenuti profondi ed estesi
Una keyword specifica non basta mai ad esaurire la conoscenza su un singolo argomento. Diverso è il caso, invece, di una serie di argomenti correlati che riassumo un argomento complesso. Il contesto ben raccontato con dovizia di dettagli, quindi, è preferibile e premiato da Google perché permette all’utente di trovare tutte le info che cerca in una sola pagina web.
I contenuti “one-stop”, pertanto, sono quelli che tendono ad avere un ranking in SERP migliore. Fin qui, tutto sommato nulla di nuovo: solo riconferme rispetto a quanto già è valso nel 2017.
2. RankBrain, il terzo elemento più importante a detta di Google
Google RankBrain è un sistema di Machine Learning che aiuta Google a posizionare le pagine web nella SERP. Come funziona? Si basa principalmente su due fattori molto facili da capire, che identificano quali contenuti siano migliori sulla base dei comportamenti degli utenti.
- Il tempo di permanenza su una pagina web
- Il Click Through Rate di una pagina web
Prese 10 url concorrenti in una pagina dei risultati di ricerca, tenderanno a muoversi verso i primi risultati le url che hanno un CTR più elevato, favorito quindi da elementi che attirino l’attenzione dell’utente e lo portino a cliccare (come ad esempio Title e Description efficaci, eventuali immagini, altri elementi che formino il Rich Snippet – maggiori dettagli qui: http://www.michaelvittori.it/magazine/cosa-sono-e-servono-rich-snippets/). Il CTR diventa un elemento sempre più cruciale in una SERP sempre più affollata da svariati elementi (a pagamento e non): i risultati organici hanno perso visibilità (-37% dal 2015), quindi la battaglia in SERP diventa sempre più aspra.
Il tempo di permanenza su una pagina web, invece, darà un’ulteriore conferma (o smentita) sul giudizio ricavato dal CTR: se un utente rimarrà diverso tempo su quella pagina, Google potrà dedurre che si tratti di un contenuto di valore e – quindi – potrà premiare quella pagina. Il “rimbalzo” o la chiusura immediata della pagina, invece, è un elemento di abbassamento del ranking, anche a dispetto di un CTR alto (per la serie: a un rich snippet che attira non corrisponde necessariamente un contenuto apprezzato dagli utenti).
Di fatto il RankBrain identifica ancora una volta l’importanza di un contenuto di qualità, che però deve essere supportato da una pagina web rapida, leggibile, ben strutturata con file multimediali, con una buona User Experience.
3. Sarà davvero “l’anno del Mobile”?
La media delle visualizzazioni web via smartphone e tablet, in generale, ha superato il 60%. Google non poteva non adeguarsi, annunciando che per il ranking comincerà a dare maggior rilevanza alle pagine web mobile di un sito.
Si tratta di una “rivoluzione copernicana” nel mondo della SEO, che rischia di rimescolare non poco le pagine dei risultati di ricerca di Google. L’annuncio di Google è di fine 2016, ma ci si attende una accelerata su questo aspetto nel corso del 2018.
Che fare, quindi? Ne abbiamo parlato recentemente nel nostro blog: https://www.alverde.net/blog/5-strade-ottimizzazione-mobile/3128/
4. Video e Ricerca vocale
Non solo testi scritti. Il traffico web generato dalla visualizzazione di video è in costante aumento da anni e, per via dell’affollamento delle SERP, cercare di posizionarsi con contenuti video (tramite YouTube) è una mossa molto sensata, anche per il fatto che YouTube viene considerato il secondo motore di ricerca al mondo, dopo Google.
Per quanto riguarda la Ricerca Vocale, basti pensare a strumenti come Alexa di Amazon e Google Home, che presto saranno nelle case di qualunque persona, con una diffusione pari quasi quanto uno smartphone.
Sono device connessi da “interrogare” a voce, per ottenere risposte, indicazioni, istruzioni. Non si deve digitare nulla, ma si deve parlare: Google Home risponde individuando la domanda e la relativa risposta all’interno di pagine web ben posizionate sull’argomento. Questo deve portare i vari copywriter a seguire 2 semplici regole:
- Scrivere con semplicità, in maniera assimilabile alla lingua parlata.
- Procedere per dubbi tipici delle persone e relative soluzioni
L’adozione di questi dispositivi è un fenomeno diffuso negli Stati Uniti, con effetti anche molto divertenti…
5. Link, link, link…
I link sono pur sempre i primi 2 fattori di ranking per Google. Ciò varrà anche per il 2018, però attenzione: Google affila sempre più le sue armi per identificare se quei link sono naturali oppure no. E attenzione anche ai Guest Post… (http://blog.tagliaerbe.com/2017/05/guest-post-penalizzazioni-google.html ).
Hai notato? Si tratta di “novità non tanto nuove”, perché ogni anno i cosiddetti trend non sono altro che lo sviluppo di concetti assodati o per lo meno conosciuti. Alla fine, ottenere risultati utili in chiave SEO passa sempre per la soddisfazione dei bisogni degli utenti fin nel più minimo dettaglio. Se orienti la tua attività online su questo fine, conoscere i trend non ti servirà per nulla…