La consueta e affollatissima battaglia per la visibilità online dei propri progetti, a discapito della concorrenza, deve portare qualunque persona che segua un’attività online a ingegnarsi. A migliorare anche qualunque piccolo dettaglio: fosse un’immagine, un allineamento, una tipologia di campagna pubblicitaria, un’ottimizzazione dei budget spesi.
Oggi parliamo proprio delle piccole scelte tattiche che puoi fare in qualunque progetto (online e non): spesso queste scelte dovrai esprimerle in maniera scritta. L’articolo di oggi, però, non parla di scrittura in sé, fine a se stessa, ma proprio di una serie di decisioni lato marketing che puoi decidere di attivare e di esprimere principalmente tramite la scrittura.
Solitamente parliamo di “piccoli miglioramenti”, talvolta anche scarsamente percepibili. Però in molti casi è possibile determinare la differenza tra una campagna di marketing di successo e una che non ha avuto successo.
Il testo scritto è il comune denominatore di qualunque azione di marketing che fai: è a corredo di una foto, racconta chi sei e cosa fai nel sito web, spiega e invita all’azione nelle pubblicità, cerca di intrattenere e comunicare nei Social Network.
Vediamo qualche buona pratica che potrebbe ispirare anche la tua attività di marketer.
Chiama l’utente con il suo nome
Quando una persona sente o legge il proprio nome, la corteccia frontale, la corteccia temporale mediale e quella superiore del cervello si attivano: il cervello sa che sta per leggere qualcosa di potenzialmente rilevante per la persona, quindi il grado di attenzione aumenta.
Ergo, dove possibile cerca di chiamare per nome il tuo utente: il caso più semplice dove attivare questo piccolo trucco è con le newsletter, dove è possibile menzionare nell’oggetto (ad esempio) il nome lasciato dall’utente in fase di iscrizione.
Il caso più eclatante e riuscito è sicuramente quello di Coca Cola, che ha trovato il modo di sfruttare questa modalità di comunicazione direttamente sul prodotto.
“Remember that a person’s name is, to that person, the sweetest and most important sound in any language.”
– Dale Carnegie, How to Win Friends and Influence People
Riferirsi al target di persone specifico
Un aspetto complementare al precedente è: evita di riferirti alla massa indistinta e generica degli utenti o potenziali clienti. Cerca invece di mirare la tua comunicazione a gruppi di utenti / classi sociali / appassionati / clienti ben precisi. Ad esempio offerte riferite solo alle donne (tipico di molti eventi) o a classi di età particolari, agli studenti, etc.
Coinvolgere gruppi di persone molto specifiche permette infatti di amplificare la FOMO – Fear of Missing Out – che indurrebbe all’azione per non “perdere” determinati vantaggi con scarsa disponibilità.
Sicurezza
La sicurezza è attraente. Vale nei rapporti sociali tra persone, ma vale anche nella comunicazione di brand. Marchi che si dichiarano o dimostrano di essere sicuri di sé acquisiscono una allure difficilmente scalfibile.
Un caso che probabilmente tutti abbiamo percepito? Apple. Utilizza sottilmente questo approccio da lungo tempo, come dimostra questo spot degli anni 80 (“The power to be your best”).
Stimolare la curiosità
Si sa, il “vedo-non vedo” è più sensuale del nudo. Allo stesso modo con le parole si può giocare, senza dire ma alludendo: questo modus operandi innesca il più classico meccanismo della curiosità. Le persone sono biologicamente programmate per investigare la realtà, per conoscere.
“L’information gap” è un modo per suscitare un utente o una persona ad agire per saperne di più, perché suscita una sensazione di privazione, che cercherà in qualche maniera di colmare. I titoli degli articoli condivisi sui Social ricorrono spesso al “click-baiting”, essendo volutamente criptici e ambigui, proprio per stimolare la curiosità degli utenti.
Giovanni Ronci riporta qualche esempio di click-baiting particolarmente diffuso (e fastidioso):
- Guarda cosa è successo a <nome del vip di turno>
- Ecco cosa hanno trovato i carabinieri…
- Clamoroso: guarda cosa succede mescolando…
- Ascolta cosa ha detto <tizio> in diretta tv!
- Pauroso! Guarda cosa gli hanno trovato nel corpo…
- Guarda come si è ridotta il viso…
- Da non credere: ecco cosa c’era dentro alla tana!
- Scandaloso: ecco cosa è contenuto nel <prodotto-o-categoria-di-prodotti>
Si intuisce subito la forza di questo meccanismo. Se opportunamente realizzato (senza le derive negative degli esempi sopra riportati) può essere in effetti di grande aiuto per attrarre utenti e clienti.
Stop alle parole logore
Il cervello umano adotta un’ottimizzazione che consente di lavorare “al risparmio”: quando si ritrova di fronte a situazioni – ma anche parole/frasi ricorrenti – tende ad “assuefarsi”, per affrontare quella situazione con modalità standard, rodate, routinarie.
Se immaginiamo questo comportamento di fronte ai soliti annunci pubblicitari, tutti con le medesime frasi o espressioni, si capisce bene come sia normale non ottenere grande attenzione dagli utenti, ormai assuefatti a tali modalità comunicative o concetti o parole.
Occorre dunque fare attenzione ad evitare le modalità espressive ricorrenti: si può dire lo stesso concetto in maniere diverse e innovative. Come avvenne in questo esempio degli anni 40: tutte le marche di biciclette vendevano con la classica formula “soddisfatti o rimborsati entro 30 gg”. Questa marca di biciclette esprime di fatto la stessa promozione con un “Provala prima di comprarla per 30 gg”.
In questo tweet viene condivisa la pubblicità vintage in questione…
Due to wet weather conditions The History of Cycling in Chicago tour has been rescheduled to Sunday June 10th. https://t.co/d8mYeKSDC6 pic.twitter.com/Q2iI7h7zjl
— Tom Limon (@advcyclingtours) 20 maggio 2018