
Sono solito segnalare articoli di approfondimento a tutti i nostri lettori, ma oggi parlo di… un libro.
Si tratta di “Da brand a Friend” di Robin Good, uno dei pionieri del web e del guadagno online. Ho avuto il piacere di poter leggere il libro in anteprima. Il testo si avvia con una bella sintesi della vita di Robin Good e di come ha iniziato a muovere i primi passi in internet, fatto particolarmente significativo perché non è nelle “formule magiche” per il successo (la cui efficacia si commenta da sola) che sta il valore delle azioni e delle strategie che mette in atto un marketer.
E’ nelle sue esperienze dirette (parliamo pur sempre di una persona che agli albori di Adsense totalizzava oltre 10.000 dollari al mese con un sito solo, tramite Google Adsense).
Siamo di fronte a uno di quei personaggi della rete che quando parla, ottiene immediatamente l’attenzione. Pochi anni fa disse:
“è possibile guadagnare uno stipendio con un blog da 500 visitatori al giorno”
Anche solo da questa sua affermazione – che nasconde un’esperienza precisa decisamente ghiotta – si intuisce la profonda conoscenza di Robin nel settore del guadagno online.
Gli scettici, a mio avviso, semplicemente non hanno ancora trovato la strada giusta: basti pensare alla differenza di valore di ogni click rispetto ad argomenti specifici per giustificare l’affermazione di Robin Good.
Ecco qualche esempio:
Storia medioevale (0,05 euro per click)
Guadagnare con Internet (1,58 euro per click)
Forex futures (11,83 euro per click)
Fonte: http://www.impresapratica.com/blog/guadagnare-con-un-blog-500-visite-e-fai-uno-stipendio/
Tutto il libro si sviluppa attorno ai cinque punti della formula che propone Robin Good, da percorrere per arrivare a costruire un progetto online di valore.
Che non significa “diventare ricchi”, ma semplicemente centrare gli obiettivi che ci si era preposti. Chiaro, Robin Good ha una forte expertise sul tema del guadagno online, quindi in tutto il suo libro sono presenti direttive che possono essere perfettamente ritagliate su progetti che puntino al guadagno con la pubblicità, con le affiliazioni, ma non solo: conta certamente il “click dell’utente a target”, che sia un click con un valore economico immediato o un click che porti poi alla collezione di un lead o, successivamente, di una vendita online. Ma conta ancora di più la relazione che si deve cercare di stabilire con l’utente.
I cinque passi della Formula di Sharewood sono:
- Individua la tua nicchia di mercato online. Robin spiega anche come scegliere la tua nicchia secondo l’approccio “PIE” – Problema, Interesse, Esigenza e, soprattutto, come individuare+monetizzare la tua passione.
- Costruisci la tua credibilità condividendo contenuti di valore. Qui il focus è sui fattori che determinano la credibilità di un sito e l’autorevolezza personale, oltre alle caratteristiche specifiche dei contenuti cosiddetti “di valore”.
- Coltiva un seguito di fan appassionati. In questo lungo capitolo (il cui tema mi ha sorpreso), Robin spiega perché è importante coltivare i propri fan e cosa cercano.
- Ascolta e scopri le necessità specifiche dei tuoi fan, che si traduce anche in “Come ascoltare online”, regola aurea che porta 5 vantaggi evidenti per un business online.
- Crea prodotti e servizi su misura. Una logica conseguenza dei 4 punti precedenti.
E’ proprio in quest’ultimo capitolo, dedicato a prodotti e servizi su misura, che si trova un bellissimo approfondimento dal titolo piuttosto spiazzante:
“Il traffico vale zero”.
L’ho usato anche nel titolo di questo post, in maniera volutamente provocatoria. Un messaggio che può sembrare in controtendenza rispetto al pensiero comune (specie di chi punta all’Affiliate Marketing), ma che racchiude un ragionamento sensato. Robin Good sostiene un punto di vista fatto proprio anche dai blogger più in auge, ossia: “Su Internet, come nella vita reale, ciò che conta sono le relazioni.”
Una riflessione utile che si può fare al riguardo è che tanti più siti ci sono che si abbassano al minimo comun denominatore per aumentare il loro traffico e gli introiti derivati dalla pubblicità, tanto più spazio si crea per coloro che invece intendono distinguersi non puntando sui grandi numeri, ma intercettando un’esigenza specifica con contenuti di alta qualità.
Con grande ambizione, inoltre, Robin – che qualche soldo con la pubblicità l’ha fatto – cerca di guardare oltre al traffico in funzione degli introiti pubblicitari, sottolineando giustamente che il modello di business che gira attorno al traffico con funzione pubblicitaria è un “castello” messo in piedi (con molta fatica e investimenti) per costruire un parco clienti che appartiene ad altri.
Non mancano, inoltre, altri aspetti negativi:
- La pubblicità costringe ad accontentare molti interlocutori, abbassando la qualità dei contenuti prodotti (si vedano i quotidiani online).
- E’ un traffico di passaggio, che non si affeziona al tuo brand, e costa in termini di hosting.
- Traffico = Google. Dipendere da un’unica fonte di visite (fonte privata, oltretutto) è un rischio, perché le regole che governano posizionamenti e visite possono cambiare da un momento all’altro…
Quindi che fare? Forse il vero vantaggio competitivo sta proprio nello sviluppo di progetti online che seguano i 5 punti suggeriti da Robin.
Se la differenziazione è la strada (e credo davvero lo sia), “Da brand a friend” può essere un buon vademecum da cui partire…