I nomi a dominio: come trasformare gli indirizzi web in un’opportunità di business

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Quando tre anni fa parlai su queste pagine di mercato di nomi a dominio, il mercato italiano stava appena nascendo. Da quel momento fino ad oggi il nostro paese ha fatto grandi passi. Nella vecchia posizione di country manager per l’Italia di Sedo, ho avuto il piacere di vedere questo mercato crescere e di gestire centinaia di trattative di acquisto, chiudendone alcune anche per importi a 6 cifre. Il mercato italiano, quindi, anche se in ritardo, si sta finalmente sviluppando e finalmente si può parlare a ragione di business dei nomi a dominio anche in Italia. Ma come può un indirizzo web diventare un’opportunità di business?

I nomi a dominio vengono ormai da tempo considerati, a ragione, gli “immobili della rete”. Il domino è infatti il “luogo” dove altri utenti possono venire a visitare te e la tua attività. Un nome a dominio premium è come un negozio in via dei Condotti a Roma: l’affluenza e la visibilità sono, attraverso di esso, assicurate.

Qualcuno di voi potrà contestare che una buona attività di marketing e grandi conoscenze nel settore SEO rendono superflua la qualità del nome a dominio. Direi che è piuttosto vero il contrario: un buon nome a dominio rende più facile la “notorietà”, sia tramite traffico diretto che tramite traffico dei motori di ricerca, permettendovi di ridurre gli investimenti in altri settori (pubblicità) a favore di un bene (il dominio), che rimarrà sempre il vostro, o almeno fino a quando ne pagherete il rinnovo.

Ancora non siete convinti? Come spiegare altrimenti i 13 milioni di dollari di Sex.com o, per rimanere in Italia, i quasi 200.000 EUR di prestiti.it, che ho avuto il piacere di vendere poco più di un anno fa?

Ma il mercato dei nomi a dominio non è fatto solo di nomi e di vendite eccellenti. I nomi a dominio sono sempre più “a buon mercato” e si possono fare, con un po’ di abilità e fortuna, ancora degli ottimi affari. Quanto vale per voi un dominio come ecommerce.it? A giugno 2007 JCode Srl lo ha acquistato per soli 8700 EUR. Ci credereste? Un vero affare.

Ok, abbiamo parlato abbastanza di come spendere soldi per acquistare nomi a dominio. Vediamo ora invece come si fa a guadagnare, non con progetti web o altre attività legate a Internet, ma con i semplici nomi a dominio.

Se dovessimo incastrare l’amplissima gamma dei generi di nomi a dominio in un numero ridotto di categorie, potremmo ridurle sicuramente a tre:

  • Domini per la rivendita
     
  • Domini ad alto traffico
     
  • Keyword domains

La prima categoria è quella in cui possiamo inserire i cosiddetti “nomi premium”. Questi nomi devono essere brevi, devono avere un’estensione di rilevo nel mercato a cui sono destinati (in Italia per es. .it e .com) e soprattutto devono avere una “forte valenza commerciale”. Cosa significa ciò? Che il nome a dominio deve coincidere con una categoria ben commercializzabile in rete. Un paio di esempi? Secondo voi tra pomodori.it e libri.it qual è quello di maggior valore? Ponetevi questa domanda: vi è mai capitato di acquistare libri da un negozio online? Probabile. E pomodori? Difficile.

La seconda categoria è quella dei domini ad alto traffico e, nella maggior parte dei casi, di “basso” valore. I domini di questa categoria più noti sono i cosiddetti “typo” o “misspelling”. Sono domini basati su errori potenzialmente comuni di nomi a dominio ad alto traffico. Un tipico esempio: l’equivalente .it di un portale web .com molto diffuso, o un errore comune relativo ad una parola generica. Ecco un paio di esempi: Abbruzzo.it o asicurazioni.it tra gli errori di battitura, o chatroulette.it tra gli errori di TLD. Una nota importante: state attenti a non registrare misspelling di marchi registrati! Verificate prima di registrare un dominio che non stiate infrangendo i diritti di qualcuno relativi a quel nome a dominio. Questi nomi a dominio, di qualità bassa, possono comunque portare un certo guadagno con sistemi di pagamento PPC, come per esempio il domain parking.

Infine ci sono i keyword domains. Sono tutti quei domini che hanno poco traffico e non hanno un grande valore commerciale, ma contengono keyword appetibili. Vi chiederete: come mai registrarli allora? Facile: in un mondo sempre più connesso, dove sempre di più si acquista, si vende e si interagisce tramite web, c’è sempre più richiesta di visibilità in rete. Poiché i domini di qualità sono ormai sostanzialmente occupati e cedibili solo dietro grandi somme, questi nomi saranno il trampolino di lancio di future attività online. Di conseguenza essi, anche se in alcuni casi ancora liberi, potranno essere in breve tempo appetibili. Anche qui bisogna avere intuito e fiutare i trend futuri del settore. Ricordate che alla fine del 2008 si è liberalizzato il mercato delle scommesse e del poker online? I domini premium, come scommesse.it, poker.it, bet.it, casino.it, erano chiaramente tutti registrati. Ma andate a vedere quanti nomi a dominio liberi fino a pochi mesi prima sono stati venduti poi per belle somme. Qualche esempio? Pensiamo pokerwin.it, registrato ad aprile 2008 per la prima volta e venduto un anno dopo a 5.000 EUR tramite Sedo, o a betclic.it, venduto dopo circa un anno dalla prima registrazione per 7.500 EUR. Ma anche se non si giungesse a vendite di questi importi, capita spesso di vendere domini .it per importi compresi tra i 500 e i 1.500 EUR, domini magari registrati per circa 10 EUR. Un’ottima resa, non vi pare? I keyword domains però generalmente più diffusi sono quelli che contengono due o più parole che specificano una categoria. Per esempio: registrare-domini.it, o cinturiniorologi.it. Sono domini su cui è difficile costruire un brand di impatto, ma che vi permettono di acquisire tanto traffico dai motori di ricerca. Possono essere quindi utilissimi accessori per il vostro business online.

Come cercare allora i domini? Ve ne parlerò nel prossimo articolo!

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