Situazione classica di una figura professionale che opera sul web (ma non solo): il tipico libero professionista che ha deciso di lavorare autonomamente, garantendosi libertà e tanti vantaggi, ma assicurandosi anche un notevole dispendio di energie in qualunque momento della settimana, per accontentare i clienti.
Quante persone si ritrovano in questa situazione? Ovviamente ci sono molti vantaggi nel lavorare come freelance, ma sono controbilanciati dai benefici del lavoro dipendente a cui si è dovuto rinunciare con il lavoro da libero professionista. Insomma, l’immagine del freelance che lavora sereno dalla spiaggia è un cliché (anche se magari qualcuno ci riesce).
La storia di oggi nasce da un’idea di una freelance americana, una art director, che cercava una soluzione alla continua situazione di “disponibilità h24” tipica di chi vende un servizio e non un prodotto… disponibilità durante la settimana, in vacanza o durante i weekend. Disponibilità sempre, per i clienti.
Come uscire da questo loop di iper-lavoro?
Tale Katherine Gaskin di TheContentPlanner è riuscita a fare la tipica e ambita transizione da servizio a prodotto, creando un planning per i Social Media cartaceo, tangibile. Immagina un servizio come Hootsuite o Buffer, che però è di carta e non ti permette ovviamente di pre-caricare i post che pubblicherai: da questo punto di vista, funziona più come strumento fisico per la fase creativa.
Meglio spiegare il prodotto con un video.
Al di là dell’idea progettuale, interessante e fuori dagli schemi, il punto focale di questa case study è nella capacità di Katherine di riuscire a mettere un piedi un business – che di fatto è un e-commerce – con pochi investimenti promozionali e con pochi follower.
Ho trovato interessante la sua intervista, che potete leggere o ascoltare qui. Dal mio punto di vista, ecco dove Katherine ha vinto:
- ha creato un bisogno: non si tratta di uno strumento alternativo a Hootsuite e software simili, ma di un supporto cartaceo che occupa una fase antecedente a questi software.
- E’ un prodotto che esce dagli schemi: in un mondo virtuale, si tratta di un prodotto fisico, bello da vedere, originale, quasi “antico” e fuori dal tempo.
- Il prodotto nasce dalle capacità naturali e dalla passione della sua creatrice: è come un artwork creativo che prende forma e non rimane su illustrator.
- Sfrutta “landing page naturali”: le stories fissate nel profilo di Instagram vengono intese da Katherine come un’occasione unica per raccontare visivamente le “reason why” del progetto, del suo concept, ma anche di se stessa in quanto creatrice. Ci arrivano gli utenti che hanno già avuto un contatto con l’account di TheContentPlanner, perché appunto sono entrati nel canale prima di arrivare alle stories fissate in alto. Quindi queste stories sono un’occasione per approfondire il rapporto con questi utenti, per versare un ulteriore concentrato del progetto, come se fosse una parte del funnel di “lead nurturing”… anche questo è Inbound Marketing!
- Cura estrema del visual legato alla sua idea imprenditoriale (basta osservare le immagini sul canale Instagram ufficiale).
- Enorme studio su gruppi di hashtag specifici usati dai suoi potenziali clienti, secondo una strategia di long tail legata agli hashtag su Instagram. Si è trattato di un modo per segmentare precisamente gli utenti, schivando l’algoritmo di Instagram ed evitando di disperdere energie su utenti che non sono a target. Katherine non vuole raggiungere 10 milioni di follower a post, ma poche decine di migliaia potenzialmente, veramente, interessati al prodotto
each month I create hashtag groups based on different themes. For my customer, either she could be a travel blogger. She runs a social media marketing company. She’s an eCommerce business owner. She’s a fashion blogger. For each one of those customer profiles, I have a hashtag group that is related to her interest, her hobbies, what kind of hashtags she’s also posting and the communities that she likes to hang out in.
- La scelta del target nasce naturalmente dal fatto che Katherine conosce perfettamente il proprio utente-tipo: è un freelance (tendenzialmente donna) come lei, che lavora nel marketing e nella comunicazione, ha un e-commerce o un blog. Di fatto, ha ben impresse nella sua mente le proprie buyers personas.
- Fa ampio uso di influencer in fase di lancio del prodotto.
- Crea contenuti social il cui contenuto è basato (anche) su come sfruttare al massimo il content planner. Se lo compri ma poi non lo sfrutti al massimo delle sue potenzialità, poi difficilmente lo ricomprerai. E’ un modo per fare attività di post vendita e trasformare i nuovi clienti in clienti di ritorno.
I think at the time I had started with 200 to 400 followers. But because my content was so targeted to my niche, I knew exactly who my customer is because she’s like me. She runs her own business. I know the age bracket she’s in, her location, what kind of hobby she’s into and the overall aesthetic. I knew exactly how to target my customers so you don’t necessarily need 10,000, 20,000, 30,000 Instagram followers to prove that your product can sell. I think I had, yeah, like I said, a few hundred at the time and then I got my first sale
Per inciso, nel frattempo la creatrice ha lanciato un altro e-commerce: shop.saltypineapple.ca. Ma questa è un’altra storia…