Dalle community online al successo: intervista ad Antonio Moro di Lega Nerd

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antonio moro

Se sei almeno un pochino “geek” o “nerd”, allora non puoi non esserti mai imbattuto in leganerd.com, portale-leggenda su serie tv, videogame, film e saghe, cartoni animati cult, tecnologia, scienza, Social Media… Forte di ormai circa 140 mila like su Facebook, Lega Nerd è un riferimento del web italiano. Ma come qualunque progetto online, “non è nato imparato”: c’è voluto tempo, fatica, costanza, idee e contenuti. E sicuramente persone. Come Antonio Moro.

Antonio Moro è capo redattore e direttore creativo di Lega Nerd. Dopo avere fondato LegaNerd.com nel 2009 ne ha seguito l’evoluzione da semplice community ad online magazine riconosciuto e apprezzato dall’industria italiana dell’entertainment, tecnologia e scienza, oltre che da milioni di appassionati lettori. Lega Nerd conta oggi decine di autori nella sua redazione interna oltre alla partecipazione attiva dei propri lettori tramite il meccanismo del crowdsourcing che ha introdotto pionieristicamente sin dalla sua nascita.

Abbiamo avuto il piacere di rivolgergli 6 domande, per provare a capire cosa ci sia dietro al successo di questo pilastro del www italiano.

Intervista ad Antonio Moro, fondatore di Lega Nerd

 

1) Cosa serve attivare per rendere efficace e visibile un progetto online che parte da zero? Cosa ci deve essere per forza?

Non credo esista la ricetta perfetta per un progetto online. Quello che serve è il giusto mix di originalità e conoscenza del media che si sta utilizzando oltre che del target che si vuole aggredire. Fondamentale poi saper trovare la forza e il coraggio di “pivottare” al momento giusto: ogni progetto di questo tipo affronta alti e bassi e incancrenirsi sulle proprie idee iniziali senza riuscire a cambiare quando invece sarebbe necessario è sempre il primo passo verso il fallimento assicurato.

 

2) Se hai un sito online, devi per forza fare qualcosa per farlo vedere a più persone (a target) possibili: quali sono i passi indispensabili per scalare i motori di ricerca?

Posso parlare dei progetti di cui mi sono occupato io negli ultimi vent’anni: dal 1996 ho creato e seguito comunità online e progetti editoriali di vario tipo (blog, magazine, chiamateli come volete). I motori sono assetati in primis di contenuto: puoi strutturare le tue pagine nella maniera migliore, creare articoli perfettamente aderenti alle classiche regole del SEO, ma se il tuo progetto non macina contenuto con una altissima frequenza non avrai grandi risultati. Sia Google che Facebook, due facce della stessa medaglia quando si tratta di portare traffico verso il proprio portale, godono quando li riempi di contenuti rimbalzati dal tuo progetto:

avere una alta frequenza di posting, in soldoni, è essenziale.

Coniugare questo aspetto con la qualità percepita dai tuoi lettori è chiaramente la sfida da affrontare ogni giorno: insomma non basta spammare news, ma è necessario dare la giusta visibilità e importanza sul proprio magazine ai contenuti più corposi ed interessanti (long form, recensioni, approfondimenti) che sono quello che rimane in testa ai tuoi lettori alla fine della giornata. Di buono c’è che ai bot di Google e agli algoritmi di Facebook non interessa molto come organizzi e impagini il tuo magazine: è li che fai la differenza invece con i tuoi lettori, che hanno occhi che scelgono per loro cosa cliccare in base a come tu hai scelto di piazzare i diversi contenuti.

 

3) Non esiste però solo Google, dato che sempre più visite arrivano dai Social Network. Qual è la ricetta giusta per prendersi visibilità e utenti anche dai Social?

Ho anticipato questa domanda nella precedente: la frequenza di posting anche qui è fondamentale. La pagina di Facebook, per andare nel concreto, deve essere un giusto mix di news dal sito, meme divertenti, video originali, approfondimenti interessanti. Chi esagera su un singolo di questi fronti potrà forse accontentare gli algoritmi di Facebook, ma rischia il disinteresse dei propri follower. Ad esempio spammare per tutta la giornata meme sulla propria pagina aumenta senz’altro il reach e i like ottenuti dalla stessa, ma va a discapito della qualità percepita da chi la legge.

Credo sia necessario in primis differenziarsi attraverso la qualità dei propri contenuti: chiunque può oggi creare una pagina Facebook e fare reach repostando meme e video simpatici, ma solo chi ha una struttura editoriale seria può contare su contenuti originali (testi, immagini, video) con i quali conquistare un pubblico affezionato e, in definitiva, diventare un brand riconosciuto online che sia quindi spendibile e vendibile al di fuori dei social network.

 

4) Quali sono gli strumenti (tool online, software, ecc.) di cui non si può fare a meno per un progetto di web marketing serio, secondo te?

Credo che negli anni si sia largamente esagerato nell’uso di strumenti di analisi web: buona parte dei comportamenti base dei propri lettori sono prevedibili se si ha un minimo di esperienza nel campo e conoscenza del proprio target. Google Analytics, Facebook Insight e magari qualche altro tool real time come Chartbeat sono più che sufficienti per monitorare i propri visitatori e follower.

Sono un amante delle statistiche, ma non ha senso perdere intere giornate a fare il capello sullo 0.0001% del proprio target, si rischia solo di perdere la coscienza generale del proprio progetto. La visione deve essere sempre generale e si deve avere il coraggio di tentare approcci diversi che le statistiche non ti racconteranno mai.

Insomma, l’esperienza è sempre più importante dei numeri.

5) Visto che parliamo di visibilità online, sia sui Social che sui motori di ricerca, quali sono le tue fonti di informazioni preferite? Hai qualche sito o qualche libro da consigliare ai lettori di alVerde?

Tra i miei link preferiti ho un mix di siti super conosciuti e di altri invece più verticali e caratteristici. Come editor in chief a me interessa sia come si affrontano certi contenuti sia come questi vengono mostrati. Essere troppo coraggiosi in questi due aspetti non sempre premia ed è quindi importante non visitare e tenere come riferimento solo astrusi progetti online super avveniristici, ma tenere i piedi per terra guardando cosa fanno i siti ad altissimo traffico che sono il metro di paragone e creano le regole base di ingaggio per i nostri lettori.

Se vuoi dei nomi dalla mia barra dei preferiti: TheVerge.com, MoviePilot.com, Nautil.us, Medium.com, Dailydot.com, Thenextweb.com, Arstechnica.com, Boingboing.net, Minimallyminimal.com …

 

6) Infine, parlaci del tuo sito: quali sono stati i passi fondamentali nella riuscita del tuo progetto online? Cosa hai intenzione di fare per continuare ad alimentare l’interesse dei lettori e la tua visibilità?

Lega Nerd è nata come micro community di nerd. Avevo un nome che mi piaceva e volevo sperimentare la possibilità di dare ad ogni iscritto la possibilità di postare news e articoli liberamente attraverso il crowdsourcing. Ho identificato una “nicchia” (lo era allora almeno), quella dei nerd: persone molto acculturate, appassionate, esperte in settori verticali ed interessanti e, solitamente, aperte alla condivisione online. Un target perfetto per fare un progetto di crowdsourcing. È partito tutto in caciara, molto simile ad un mio progetto precedente che offriva news e contenuti per i webdesigner (dollydesign.com, 1998-2002, davvero troppo presto per il web italiano) e ho portato dentro amici e amici degli amici tramite un sistema di invito molto simile a quanto fatto ad esempio da Gmail durante il suo lancio: inviavo via mail un codice univoco per registrarsi al sito e davo quell’alone di “esclusività” ad un progetto che in realtà era appena nato e di esclusivo aveva ben poco.

Ho “accalappiato” un po’ di nerd che hanno portato i loro amici e da li il tutto è cresciuto, anche grazie al fatto che poi, e qui è solo culo, i nerd sono diventati una grande moda globale.

Ho ottenuto visibilità dai media tradizionali per questo motivo, mentre Google “mangiava” i nostri oltre 90 articoli al giorno e ci faceva scalare il page rank.

Il tutto era però ai tempi basato su uno zoccolo duro di utenti che, come ho imparato a capire in altri miei progetti precedenti, sono la forza e il grande limite di ogni community. In altre occasioni ho visto morire la community che avevo creato dopo due o tre anni, ciclo normale di vita per questi progetti: questi appassionati dopo un po’ trovano altro di più interessante, non hanno più tempo da dedicare alla community o semplicemente si stufano. Se stai li a guardare l’unico risultato è vedere il proprio sito morire progressivamente.

Ho quindi deciso di pivottare verso un formato nuovo, più incentrato su contenuti di qualità, dando rilievo ai migliori contenuti creati dalla community e al tempo stesso strutturandomi con autori che mi garantissero quello che volevo, longform di approfondimento, recensioni, insomma, qualità che i miei lettori potessero percepire davvero. Se hai 100 o 200 mila lettori al mese non puoi pensare che tutti siano li per partecipare alla tua community, la stragrande maggioranza passa dal sito perché vuole solo leggere un buon articolo e non ha ne voglia ne tempo di lasciare commenti, registrarsi o interagire con gli altri. Passata una certa soglia di traffico il cambiamento era inevitabile e, almeno questa volta, sono riuscito ad anticiparlo.

Entrare poi in un network di altri siti a target simile, con un’agenzia che vendesse i nostri spazi pubblicitari e le nostre operazioni speciali ha fatto la differenza sul lato economico e sul nostro brand “lato industria”. Lega Nerd è stata solo un enorme costo per me, sia in termini monetari che di puro tempo uomo, per i primi 3/4 anni di vita. Quando siamo entrati dentro a NetAddiction ho finalmente potuto cominciare a contare su un mini budget mensile e da li tutto è diventato più semplice, almeno operativamente. Oggi siamo cresciuti tanto, sopratutto a livello di immagine e di brand online: non saremo mai un sito ad altissimo traffico, ma possiamo contare su un target ben definito e molto interessante e su un brand riconosciuto che spesso fa la differenza e ci fa preferire ad altri siti con traffico molto più alto nelle preferenze di chi investe in pubblicità. Non è poco.

Grazie Antonio!

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