Come portare visite ai propri siti web?
E’ una battaglia quotidiana che sfrutta diverse “armi” digitali, diversi canali… Come in qualunque battaglia, è fondamentale conoscere il campo dove si terrà lo scontro. Proprio a tal proposito, MOZ – come sempre anticipatore di trend – ha prodotto un’interessante analisi relativa alla fonte delle proprie visite e ai cambiamenti repentini in atto.
Negli ultimi 2 anni, il CTR – tasso di click – da organico (quindi da Google, perciò traffico gratuito e naturale) ha subito un evidentissimo calo:
- -25% da desktop
- -55% da mobile
Ecco due grafici che ci aiutano a visualizzare questo calo improvviso, che è stato già depurato delle ricerche di brand.
Da cosa dipende questo calo di visite organiche evidente e repentino?
Questo calo si verifica sulle parole chiave transazionali, ossia quelle potenzialmente più importanti per qualunque business, perché sono quelle keyword usate da chi sta cercando un prodotto o un servizio (con finalità di acquisto).
Si tratta di utenti in una fase avanzata della volontà di acquisto, quindi sono keyword da presidiare a tutti i costi.
La causa di questo calo di visite (e click) naturali da Google su queste keyword è presto detta:
- gli annunci di Google Adwords – quindi a pagamento – rispetto al passato, occupano più spazio (expanded text ads – 2016 e 4 link sponsorizzati al posto di 3 come avveniva tipicamente);
- la grafica dell’etichetta “Ad” o “Ann.” (annuncio sponsorizzato) è mutata nel tempo: la differenza di aspetto grafico tra un link naturale e un link sponsorizzato in SERP si è fatto via via più sottile. Oggi c’è solo quella piccola etichetta verde, difficile da individuare e comprendere per chi non è avvezzo all’online;
- si riscontra un aumento dell’investimento pubblicitario e quindi del numero di annunci per query, soprattutto sulle keyword transazionali (per ovvi motivi);
- Google Shopping – quando appare – occupa una fetta rilevante della pagina dei risultati di ricerca. Inoltre appare per un numero sempre maggiore di query;
I motivi sono ovvi: Google incassa denaro da Google Adwords, che rispetto agli albori si ritrova ad avere un avversario temibile nell’efficacissimo Facebook Ads.
Ecco quindi che si cerca di dare agli inserzionisti uno strumento sempre più efficace, performante, con una posizione di rilievo spiccata all’interno della SERP.
[Guarda anche l’infografica di Croud sull’evoluzione delle SERP di Google]
E lato mobile?
Tutte le considerazioni fatte fin qui includono anche il mobile, con opportuni adattamenti. Il motivo del calo maggiore da tablet e smartphone non deve nemmeno essere spiegato.
E’ sufficiente osservare lo screenshot allegato: immagini da Google Shopping + annunci sponsorizzati nascondono ulteriormente i risultati naturali, che vanno decisamente “scovati” con numerosi scroll.
E conosciamo anche il diverso contesto di una ricerca via mobile (tendenzialmente minor tempo e pazienza).
Se poi parliamo di Local Search, anche in questo caso il trend è di una chiarezza sorprendente.
Cosa fare?
Semplice: è sempre più sbagliato ragionare “per comparti stagni”, tipo “io punto solo alla SEO”; “solo sul Social Advertising”; etc. Non è una novità, ad ogni modo: ragionare in un’ottica di insieme, strategica, è sempre la via corretta.
Individuare diversi canali, suddividere il budget disponibile tra questi canali, misurare i ritorni dell’investimento (ROI e ROAS) ed infine ridisporre il budget sulla base dei risultati.
Se invece sei uno studente o vuoi rilanciarti nel web marketing, beh è facile intuire che il Search Engine Marketing (SEM) godrà sempre di ottima salute…
Approfondimento: moz.com/blog/google-organic-clicks-shifting-to-paid