Nell’ultima newsletter di Alverde anticipavo il tema di questo articolo. Nel digital occorre “togliere ogni tanto”.
Lo ribadisco con decisione:
TOGLIERE.
Suona molto strano, dato che la maggior parte di noi prova ad affrontare argomenti online aggiungendo parole chiave, argomenti correlati, sinonimi, infilando maree di parole seguendo la tattica “Skyscraper” o invenzioni simili. Il tutto con un unico obiettivo: scalzare gli avversari e salire in SERP, aggiungendo visibilità lungo un numero sempre maggiore di parole chiave.
Invece è importante anche eliminare il superfluo, togliere anziché aggiungere sempre (se ci si pensa, vale in senso lato anche nella vita al di fuori del lavoro).
Come dicevo nella newsletter, questo punto di vista un po’ contrario al sentire comune (e al classico lavoro “day by day” che qualunque SEO Copywriter fa sul proprio sito) è una riscoperta recente, grazie a due spunti:
1) il primo proviene dal sempre bravissimo Ivano Di Biasi, che ha aggiunto su SeoZoom la sezione “pagine peggiori”, con l’obiettivo di individuare gli errori progettuali che distolgono gli spider di Google dai contenuti migliori da scansionare. Ivano stesso su Facebook dichiara
Ogni sito web ha un numero di pagine che non ottengono alcun risultato per svariati motivi.
Quando il numero di pagine che non rendono in SERP è elevato allora c’è sicuramente un problema SEO, magari abbiamo fatto indicizzare qualcosa che non doveva esserlo? Abbiamo troppi contenuti duplicati che non rendono nulla? Abbiamo dimenticato di mettere il canonical da qualche parte?
Questi problemi creano disagio allo spider di Google che si trova perso nella navigazione di innumerevoli pagine web inutili piuttosto che navigare le pagine buone del sito.
“Grazie a questa nuova pagina potrete fare CBO (Crawling Budget Optimization) e rendere felice lo spider di Google ed ottenere più attenzioni per le vostre pagine importanti.”
2) Intuizione, visione d’insieme, semplicità, obiettivi chiari, al bando le complicazioni: questi sono i principi che dovrebbero stare alla base di un sito web, secondo la bravissima Elena Mantovani di Retorica –> www.retorica.net/2017/05/11/elimina-il-superfluo.
Tutto molto bello e interessante, ma sarebbe bello poter leggere “una prova”, un caso che effettivamente testimoni questo concetto. Detto-fatto.
Un test concreto: Ahrefs aumenta le proprie visite eliminando contenuti
Partiamo dal risultato finale; eccolo:
Come hanno fatto? Allora, sia chiaro che questo risultato è il frutto di 7 step che potete leggere nell’articolo di ahrefs → https://ahrefs.com/blog/seo-strategy/
Mi soffermo sul primo, che è relativo alla cancellazione di alcuni contenuti. Ecco la procedura seguita…
Ogni url del sito è stata inserita in un foglio di calcolo (Excel, Numbers o Fogli Google), individuando:
- Title
- Conteggio parole
- Visite degli ultimi 30 gg
- Visite organiche degli ultimi 30 gg
- Numero di siti che linkano quella url
- Autore
Gli strumenti per trovare questi dati sono Google Analytics e Batch Analysis di Ahrefs. Dato che questa fase non è delle più veloci, si potrebbe porre attenzione solo ai contenuti che sicuramente non producono un buon numero di visite, escludendo dalla selezione i contenuti principali (quindi si può limitare il lavoro potenzialmente a un primo 10 o 20% delle url del proprio sito).
A questo punto, con un semplice filtro dati basta mettere in ordine le pagine del sito in Excel o software similare per:
- Visite organiche
- Visite
- Numero di siti che linkano quella url
Così facendo, è facile individuare quei post con zero visite da organico, zero visite in totale e zero siti web che linkano quei post. Trovati i colpevoli: si può procedere alla cancellazione (ricordando di applicare un redirect 301 a tutte le url cancellate verso la home page, la pagina blog o altri post interessanti).
Qualcuno ha provato a seguire questa strategia… purificatrice?